Scarti di Saggezza

Per tanti anni ho visto mio padre disegnare e dipingere. Per me era un artista insuperabile e comunque io mi permettevo il lusso di fargli anche qualche critica e lui, che era superiore a tutto, fingeva di giustificarsi e mi spiegava il perché di certe cose di colori e pennelli che spingeva inesorabilmente fuori dal voluto e di quello che uno ha in testa prima di cominciare sulla tela bianca e non riesce poi a dominare.

Mi piaceva molto ma non avevo tempo per quelle cose. Pensavo che avrei avuto tempo diventato adulto, per imparare qualcosa da lui e dio solo sa quanto sia importante avere qualcuno che ti guida in certe attività di manico. Hai la strada spianata se sei ragazzo a bottega. Avrei avuto voglia e tempo quando lui sarebbe stato vecchio e anche più tranquillo.
E io lo guardavo con la coda dell’occhio e penso di aver imparato tutto senza un minuto di apprendistato o una parola o un segreto dei cento che tu vorresti svelato.

Ecco, io ci penso spesso, quando tossisco e mi sento da dentro che ho il suo stesso tono di voce e anche lo stesso tratto sicuro con la matita e la stessa ansia, e il nervoso di fare e finire.

E adesso che non c’è più mi piacerebbe mostrargli le cose mie. Forse a lui piacerebbero anche se criticherebbe e io mi giustificherei, con certe scuse di tele e pennelli e di quello che ti spinge fuori e non riesci mai a dominare.

“Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza” diceva Umberto Eco.