L’avventura, il gioco e la memoria

I laghi di Colbricon verso il Mulaz e le Pale di Focobon

I laghi di Colbricon verso il Mulaz e le Pale di Focobon

Non so cosa sarebbe dei miei ricordi senza le fotografie, sequenze corrotte dal tempo e dalla memoria ogni giorno sempre più dubbiosa. Come quando si torna sui paesaggi del passato, per un rimpianto o un amaro bisogno di trattenere le vite perse, istanti di luce o gli abbracci di addio, l’effetto di quei sopralluoghi non è quasi mai appagante.

Le montagne grandi indicate dagli adulti col dito verso l’alto, ora ridotte a timide alture; le belle case ormai inurbate e anonime o malamente rifatte; o l’albero della prima promessa d’amore, introvabile tra cento altri di uguali.

Come quelle aspettative deluse restano le foto con difetto di dominante o sbiadite per il poco fissaggio e intorno cornici di costruzioni della nostra mente. Così quando mi dicono che non era andata proprio così io sono certo che la verità di quei fatti ormai sia solo mia e di nessun altro, incontrovertibile. Perché in quelle catene spezzate si sono innestati cloni di nuova vita, le visioni, i sogni del giorno e della notte, per tutto il tempo trascorso dall’evento originario.

Faccio poche fotografie ormai e la tecnologia mi aiuta a compensare con il gusto estetico di moltissimi altri ma la magia di quei procedimenti mi serve stavolta ad anticipare i tempi. A costruire adesso quello che sarà domani il ricordo, luci e ombre, luminosità e contrasti, senza altro giudizio che il mio ma con la leggerezza di nessun’altra perdita ancora.

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testo e foto di Stefano Lovison
© Alpine Sketches 2015